Alexei Vazhin, da attento pianificatore qual è, ha già capito tutto. Leo, la guardia che lo sorveglia, ha una moglie, due figli e un’amante. La moglie è comprovata dalla sua uniforme che è sempre in ordine, un uomo non la terrebbe in maniera altrettanto ordinata; i figli da una foto che inavvertitamente si è lasciato scivolare un giorno da una tasca; l’amante dai succhiotti che, ad intervalli di tre giorni l’uno, compaiono sul suo collo. È un nostalgico del passato, è tifoso della Dinamo Kiev e ateo. Tutto questo, però, non aiuta affatto Vazhin a uscire da questa prigione.
“Leo, non mi racconti nulla?” chiede Vazhin “Qualche nuova impresa della Guardia d’Inverno?”. La mancanza più grave, per un uomo che vive di informazioni, è la mancanza di qualsiasi informazione. E se l’unica persona che potrebbe dargliele si ostina, come ha fatto fin dall’inizio, a restare nel silenzio più totale…
“Allora ti racconterò io una cosa” continua Vazhin “Ti racconterò di un progetto che avevo in mente da molto tempo. Far entrare nella Guardia d’Inverno degli elementi criminali, controllandoli tramite specifici naniti che tuttavia la tecnologia moderna non è ancora riuscita a creare. La mia intenzione era di cancellare la criminalità comune utilizzando chi questa criminalità la conosceva bene. Un attacco dall’interno, in un certo senso. Tuttavia, anche se i naniti fossero stato inventati, alla fine decisi di lasciar perdere: questo piano presentava troppe variabili e imprevisti, sarebbe finito sicuramente male. Male per questa nazione”.
Vazhin allunga un braccio fuori dalla cella e tocca Leo a una spalla, perché finalmente si volti a guardarlo. “Ora è Menikov a portare avanti quel progetto. E io devo fermarlo, lo capisci? Non puoi non avere a cuore il destino della tua famiglia. Devi farmi uscire da qui”.
Con delicatezza, Leo allontana da sé il braccio di Vazhin, che sconsolato torna a meditare su improbabili piani di fuga.
Leo è sordomuto, non ha sentito una sola parola di quello che Vazhin ha detto, solo l’ultima frase poiché gli ha letto le labbra. Leo non ha né moglie né figli, è stato Menikov a dargli un’uniforme impeccabile ogni giorno, a suggerirgli di far cadere quella foto di due bambini sconosciuti dalla tasca e a procurargli delle donne che premiassero il servizio da lui reso a questo paese e lasciassero un segno tangibile del loro ‘apprezzamento’. Oltre a un poster della Dinamo Kiev e libri di filosofia che non leggerà mai.
Menikov gli aveva detto che Vazhin avrebbe cercato di ingannarlo con discorsi privi di senso. Leo ne ha la riprova ogni giorno in cui lo sorveglia, sì, quel tipo è davvero matto.

LE CINQUE GIORNATE - CAPITOLO 1
RUSSIAN INVASION
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

PRIMA GIORNATA

Confine russo-finlandese.

Un uomo corre a perdifiato per le vie di una città, inseguito dalla Dinamo Cremisi. La gente che incrocia sulla sua strada si fa prontamente da parte, più che altro perché rimane spaventata dal suo aspetto, con quel volto e le gambe a cui sono stati applicati evidenti innesti cibernetici.
La Guardia d’Inverno teneva monitorata questa zona poiché era qui che il criminale era stato avvistato l’ultima volta e un mercenario come Volpe di Fuoco non sarebbe rimasto per molto tempo tra le ombre. E infatti stamattina, per una banale rapina in banca (anche i mercenari devono mangiare dopotutto), il gruppo è scattato agli ordini di Stella Nera.
Volpe di Fuoco sa che c’è solo un modo per liberarsi di quest’impiccione, funziona sempre con quegli ingenui supereroi. E così spara due colpi precisi che abbattono parte del tetto di un edificio. Sotto ci sono dei civili, ma la Dinamo Cremisi avrà tutto il tempo di intervenire. Quando i civili saranno al sicuro, Volpe di Fuoco sarà già scomparso nel nulla e vedrà di espatriare, il suo paese è divenuto troppo rischioso per i suoi gusti.
Immaginate dunque la sorpresa del mercenario quando la Dinamo Cremisi non fa nulla per impedire il crollo dei detriti e i civili vengono seppelliti dalle macerie. Sconvolto e sorpreso, Volpe di Fuoco rallenta il passo e questo consente alla Dinamo Cremisi di raggiungerlo e metterlo a terra.
Gli impianti cibernetici del mercenario analizzano l’eroe russo. Stando ai dati, di certo non è Dimitri Bukharin e quasi certamente neanche Shatalov. Certo che quello stile di volo, quelle manovre, lui le ha già viste… Improvvisamente capisce.
“Bullski!” grida rialzandosi “Sei tu? Sei tu la nuova Dinamo Cremisi? Concedi quest’ultimo favore ad un tuo vecchio alleato. Lasciami andare e ti prometto che…”.
Due proiettili alla fronte interrompono per sempre ogni futuro discorso di Volpe di Fuoco.
Pochi istanti dopo sul posto giunge Stella Nera, che osserva quanto accaduto. “Ma… l’hai ucciso!”. E poi:”Bravo, proprio come ti avevo ordinato. Nulla da fare per quei civili, peggio per loro”.
Uno in meno sulla lista di Vladimir Menikov.

Base della Guardia d’Inverno.

“Ancora non capisco perché mi abbia chiamato” dice Viktor Blonsky “Io sono un semplice PR, non vedo come possa esservi d’aiuto”.
“Mi permetto di correggerla” interviene Vladimir Menikov “Lei è un PR… disoccupato, pensavo che avrebbe accolto la mia proposta a braccia aperte”.
“La crisi economica colpisce un po’ tutti. E nessuno mi toglie dalla mente che questa chiamata sia dovuta alla mia parentela con… lei è un agente del governo, sa di chi sto parlando”.
“Sì, l’identità di suo fratello Emil non è di dominio pubblico, ma mi creda, non l’ho chiamata per questo motivo. Ho esaminato il suo curriculum ed è davvero notevole, così come è un peccato che lei al momento non possa sfruttare le sue capacità. Fino a questo momento si è dedicato a varie compagnie, cosa cambia ora se il suo datore di lavoro è il governo? I suoi compiti non cambierebbero: dobbiamo dare una immagine positiva al pubblico russo e, mi creda, noi agenti governativi oltre a essere indaffarati non siamo le persone più adatte. Lei si stupirebbe di quanti suoi colleghi lavorino per la Casa Bianca e per i Governatori degli Stati Uniti. Questa è un’epoca nuova e, a meno che non abbia vissuto su un altro pianeta fino ad ora, sa benissimo il perché”.
Viktor Blonsky pensa che quest’uomo sia è davvero molto diretto, mentirebbe se dicesse che questa è una qualità che non apprezza. E comunque quello che più lo convince è il fatto che da sei mesi non ha più guadagnato nulla.
Così tende la mano. “D’accordo, mi ha convinto. Mi faccia vedere la vostra proposta economica. Però le chiedo un favore: non voglio avere niente a che fare con mio fratello”.
“Oh, stia tranquillo. Non ci sarà alcun problema per questo”.

Confine russo-cinese.

“Sono passate settimane e siamo praticamente ancora al punto di partenza” dice non senza mascherare la sua irritazione Mikhail Ursus “Quindi, qualcuno vorrebbe dirmi… cosa faremo ora?”.
“Davvero, non capisco” dice Tigre Siberiana “Prima sono un agente governativo e ora… un fuorilegge? E poi tu non potevi trasformarti in un essere umano?”.
“Sai, ti preferivo quando eri in uno stato selvaggio”.
“Smettiamola subito di litigare!” interviene Stella Nera “Stiamo solo facendo il gioco dei nostri nemici in questo modo. Lo so benissimo che questa situazione è frustrante, ma…”. Incapace di trovare altre parole, la donna si inginocchia nella neve e si mette una mano sulla faccia.
Subito suo fratello Nikolai è al suo fianco. “Sarai contento ora, Mikhail. Visto che sei così bravo a criticare, sei anche in grado di fare delle proposte?”.
“C’è una cosa che non capisco” si intromette Emil Blonsky, che senza volerlo calma così gli animi “C’è questa Guardia d’Inverno oscura che ha preso il vostro posto e ha usurpato i vostri nomi. Ma gli altri vostri compagni? Perché nessuno di loro è intervenuto finora? E questo Guardiano d’Acciaio di cui mi avete parlato, questo esempio di eroismo come lo avete definito, come mai non si è fatto sentire?”.
Stella Nera si riprende e si rialza. “L’ultima volta che li ho sentiti, Powersurge, Vostok e Fantasma, quelli veri, non erano al meglio della loro condizione. Perun invece è disperso, della Vedova Nera tanto vale non parlarne, infine per il Guardiano d’Acciaio… davvero non so che dire. Non me lo spiego neanch’io, pensavo addirittura che…” incerta se dirlo o meno, va poi avanti “… si fosse innamorato di me. Ma forse era solo una delle sue tante maschere: conosciamo più cose del Guardiano Rosso che di lui”.
Roso dall’invidia e preda della rabbia, Vanguard si sfoga. “Quel tipo amava stare sotto le luci della ribalta, glielo leggevo negli occhi. Così alla prima avvisaglia di pericolo… si è nascosto. Non è la prima persona che ci tradisce, sorella. Mikhail, scusami per lo sfogo di prima, tu non ci hai mai abbandonato: sei un vero amico”.
Ursa Major alza la mano. “Nessun problema, siamo tutti sotto stress. Ma la mia domanda rimane”.
“Ho un’idea, ma è un azzardo” continua Laynia Petrovna “Più di voi io sono stata negli Stati Uniti e lì ho legato soprattutto con gli X-Men e anche un paio di Vendicatori, che abbiamo aiutato anche durante l’ultima crisi di Ultron. Ci devono un favore… è tempo di pretenderlo, di chiedere aiuto”.
“Allora chiamiamoli, ci sarà pure un telefono da queste parti o una connessione Internet”.
“Io temo i nostri nemici e temo che tengano sotto controllo tutti i nostri possibili alleati”.
“Aspetta, fammi capire: mi stai dicendo che quel Vladimir Menikov tiene monitorate le linee telefoniche e le e-mail dei Vendicatori, degli X-Men, del Dr. Strange e chissà chi altro?”.
“Sarebbe la prima cosa che farei io” dice Emil Blonsky dall’alto del suo passato di spia “Come anche monitorare le conversazioni telefoniche globali in cerca di parole chiave: non è solo materia di telefilm. Possiamo chiamare uno di questi eroi… diamine, chiamerei io stesso Hulk ora… ma corriamo il pericolo di essere rintracciati un secondo dopo”.
“Allora…” continua Ursa Major “Laynia, tu hai poteri di teletrasporto, no? Portaci negli Stati Uniti”.
La donna sorride. “Ah, vorrei che fosse così semplice. Ma la portata dei miei poteri si è come attenuata ultimamente e il teletrasporto può avvenire solo su brevi distanze. Temo che il tutto sia dovuto al ritorno di quella strega di Katrina… sta attingendo pienamente alla Forza Oscura… o questo o qualcosa di peggio che non riesco a immaginare”.
“E quindi come ci arriviamo negli Stati Uniti?”.
“Tornare nel territorio russo è troppo pericoloso. Dovremo fare il percorso più lungo”.
“Vuoi dire fare mezzo giro del mondo? Questa sì che è una follia!”.
Laynia si avvicina a Ursa Major. “Sì, è una follia. Ma non possiamo fare altro. Siamo ricercati, i nostri volti sono comparsi su tutti i telegiornali… tranne il tuo, Blonsky, e non ne capisco il motivo, senza offesa…, ma anche se dovessimo strisciare noi ce la faremo. Non possiamo darla vinta ai nostri nemici. In Cina vedremo di trovare un cargo per gli Stati Uniti e imbarcarci clandestinamente”.
“Ma voi avete capito chi sono i nostri nemici?”.
“Sono abbastanza certo dell’identità di Airstrike” dice Vanguard “Ha lo stesso stile di manovra che aveva quel tipo che aveva usurpato l’armatura di Bukharin… Shatalov, si chiamava?”.
“Mentre la Dinamo Cremisi è Bullski” continua Laynia “Ho avuto la sfortuna di essere stata in passato sua alleata abbastanza a lungo da capire quando ho a che fare con lui”.
“Assurdo…” comincia Ursa Major “O forse no. Anche Bukharin è un uomo del governo e, se un tempo non avrei mai creduto ad un suo voltafaccia, ora la cosa mi sembra probabile. Probabilmente non ha mai superato psicologicamente quanto gli è accaduto nella Dimensione Oscura o, peggio ancora, è sceso a compromessi. Traditore”.
Nessuno osa replicare.
“In marcia!” dice infine Stella Nera.
Dopo una lunga camminata e sfruttando i poteri di teletrasporto di Laynia, il gruppo entra in territorio cinese senza essere avvistati dagli agenti della dogana. Tuttavia qualcuno ha osservato il loro arrivo e, rapido come un coniglio, si precipita ad avvertire i suoi superiori.

Cieli italiani.

Lampi e tuoni accolgono l’arrivo di Perun nel belpaese. Da quando ha accettato di recuperare per conto di Loki le Pietre delle Norne, in cambio della sua umanità, credeva che le cose sarebbero proseguite rapidamente. Invece poco dopo aver accettato il dio era scomparso nel nulla, lasciando l’eroe nella preoccupazione più totale, tanto che non si è ancora accorto dei grandi cambiamenti che sono avvenuti nel suo paese. Poi ieri, dal nulla come era svanito, Loki era ricomparso indicandogli la prima destinazione.
Una proiezione astrale del dio norreno si materializza davanti a Perun. “Benvenuto, Perun. La prima pietra è qui vicino”.
“Spiegami una cosa, Loki” lo interrompe stizzito l’eroe “Te ne sei andato dopo tutte quelle promesse che mi avevi fatto. Il che mi porta a pensare che tu sia l’ingannatore di cui parlano le leggende norrene”.
“Ogni dio è confinato dalle definizioni che altri, volgari uomini affibbiano senza conoscere la sua vera natura. Io sono stato molte cose nella mia eternità, anche un ingannatore è vero, ma è altrettanto vero che quelle Pietre possono risultare una potente arma in mano altrui. Pensaci, se fossi davvero malvagio non avrei certo cercato il tuo aiuto, non pensi? C’è gente molto meno coraggiosa e più spietata di te, Perun, pronta a conquistare una gloria effimera. Spero che tu, non dico apprezzi, ma quantomeno riconosca che la mia scelta è stata saggia. Sono stato via a lungo, è vero, ma il sentiero di un dio è pieno di insidie: tu più di ogni altro dovresti saperlo”.
“Sono belle parole e non nego di credere a molte di esse. Tuttavia devi ancora conquistare la mia fiducia”.
“La mia fiducia si trova lì sotto” indica Loki “Lì troverai la prima Pietra. Lì scoprirai, vedrai coi tuoi stessi occhi, che le mie parole corrispondevano al vero”.
“Sai anche indicarmi la zona precisa?”.
“Certamente. La Pietra si trova nella città di Roma, nella zona nota come Fori Imperiali”.
Un flash di memoria invade all’improvviso la mente di Perun. Il suo alter ego, Valeriy Sovloyev, è stato qui in vacanza, anche se lui non se lo ricordava affatto. C’è qualcuno vicino a lui… che sia la sua famiglia? Rapido come era apparso, il flash scompare.
Senza dire nulla a Loki, Perun compie la sua discesa fino ad atterrare nella zona indicatagli. Una zona molto ampia.
“Loki, dove si trova la Pietra di preciso?” chiede Perun.
“’Ah, Maria, guarda’”. Due persone, che parlano una lingua a lui sconosciuta, si avvicinano “’Questi finti centurioni non sanno più che inventarsi, adesso si ispirano al film Avengers, questo deve essere un Thor barbuto’”. L’uomo gli piazza una moneta in mano. “’Te la sei meritata’”.
Un po’ perché non ha capito la situazione, un po’ perché avverte di essere stato deriso, Perun scaglia la moneta a terra e grida:”Andatevene via, ho del lavoro da fare!”.
I turisti italiani non capiscono l’idioma russo, ma comunque il tono delle parole è ben chiaro e fuggono a gambe levate.
“Perun, la Pietra si trova da qualche parte nei dintorni, ma sottoterra” ricompare Loki “Purtroppo non posso essere più preciso”.
“Allora vorrà dire che dovrò scavare”.
Perun alza la sua ascia e comincia a percuotere il suolo. Al decimo colpo, tuttavia, qualcuno interrompe la sua fatica. Una potente fiammata gli fa perdere la presa sull'ascia, essendo diventata improvvisamente incandescente. Perun osserva la responsabile: una giovane ragazza con un costume dorato percorso da alcuni lampi color fuoco. Ci sono altre quattro persone con lei. Un tipo con una divisa da poliziotto, uno in tuta mimetica, un’altra donna con un vestito elegante e infine un uomo in abiti civili, che osserva l’intera scena come se lui fosse ordinaria amministrazione.
“Chiunque tu sia, parli inglese?” dice la ragazza col costume dorato.
Perun annuisce. “Voi chi sareste… supereroi? L’Italia ha dei supereroi?”.
“Sì, ma non ci teniamo a farlo sapere troppo in giro”.
“Inoltre non c’è mai nulla da fare” aggiunge con finto fare distratto l’uomo in abiti civili.
“Bene, amico” continua Sun “Ora ti farò una semplice domanda: perché diavolo sei qui e stai distruggendo tutto?”.
“Guarda che sono due domande” corregge l’altra donna.
“No, Madrepatria, è una sola domanda con due questioni”.
“Senti, solo perché sei stata negli Stati Uniti e conosci i Vendicatori non significa che…”.
Perun scuote la testa: la cosa andrà per le lunghe.

Base della Guardia d’Inverno. Palestra.

Daria Bulova osserva i fascicoli delle tre persone ora davanti a lei. Li ha selezionati personalmente e poco fa è arrivato anche il via libera dal governo. Non aveva alcun dubbio perché questi soldati, per quanto giovani, hanno già alle spalle alcuni anni di servizio, inoltre sono tra i migliori nelle attività fisiche e nelle sessioni di volo. I candidati adatti per la Squadra Beta. Ma non significa che vadano trattati con i guanti.
“Mettiamo subito in chiaro una cosa” dice a voce alta la donna “Io mi chiamo Daria Bulova, ma voi vi rivolgerete a me solo come Maggiore. Sarò il vostro comandante in capo e, se non vi va il fatto che sia una donna, tanto peggio per voi: non avrò alcun problema ad andarci giù pesante con voi. Il fatto che voi siate i migliori non significa nulla: siete tornati al punto zero, siete nuovamente solo degli scarti e dovrete dimostrare di avere gli attributi per questo nuovo incarico. Cominciamo da te, soldato, come ti chiami?”.
“Vladik Likashenko”.
“Cosa hai detto?”.
“Volevo dire… Vladik Likashenko, Maggiore!”.
“Così va meglio. Sei un po’ timido, mi sa, sarai il tattico della situazione. Da ora in avanti ti chiamerò Commando. Ti piace come alias?”.
“Non avrei potuto sceglierne uno migliore, Maggiore!”.
“E tu, soldato, qual è il tuo nome?”.
“Markus Klishin, Maggiore!”.
“Sei parente della saltatrice in lungo?”.
“No, Maggiore!”.
“Meglio, vedendo il tuo fisico ti disconoscerebbe! Mi dicono che tu sia esperto di manovre militari, ma a me non importa. Avrai l’alias di Elektro, cosa ne pensi?”.
“Maggiore, è lo stesso nome di una grande personalità di questa nazione, non so se posso esserne degno”.
“Questo lascia che sia io a deciderlo. Infine tu, come ti chiami?”.
“Yuri Miankov, Maggiore!”.
“Tu mi odi, soldato?”.
“Signornò, Maggiore!”.
“Male! Imparerai a farlo. Imparerete a farlo tutti voi quando sarete sottoposti ai miei ritmi di allenamento, quando vi sveglierò nel cuore della notte per una sessione a sorpresa, per i pesi che dovrete sollevare, per le critiche che riceverete. Tu sei pronto, soldato?”.
“Signorsì, Maggiore!”.
“Cosa ne pensi dell’alias di Muraglia?”.
“Non vedo l’ora di cominciare, Maggiore!”.
Vladimir Menikov osserva il tutto da uno schermo, grazie ad alcune telecamere piazzate nella palestra. Non immaginava che Daria Bulova fosse così determinata: Menikov sa che è molto arrabbiata per il fatto di non poter più far parte di WorldWatch. Per questo lui si è permesso di dire no all’ONU: perché il Maggiore tramutasse quella rabbia in una forza positiva, al servizio della nazione. Capirà presto che è più utile alla Russia che non alle Nazioni Unite.
In quel momento qualcuno entra nella sala riunioni, l’unico che può permettersi di entrare senza bussare: Dimitri Bukharin.
“Ti consiglio di sintonizzarti sul canale nazionale. C’è qualcosa di molto più interessante”.
Il tono è molto calmo, eppure è chiaro che c’è qualcosa che non va. Senza chiedere spiegazioni o altro, Menikov fa quanto chiestogli.
C’è una giornalista, in diretta da una città chiamata Komarov, situata nell’entroterra russo. Una di quelle città in cui ci si collega solo per il classico omicidio di provincia. Non è questo il caso.
“Vi ringrazio per il collegamento, studio centrale. Come avevate anticipato nei titoli di testa, ho qui con me uno dei nostri più eminenti scienziati che ha di recente fatto ritorno in Russia. Sono felice di avere qui con me il dr. Ivan Kragoff”.
Vladimir Menikov prevede l’arrivo di grossi, grossi guai.

CONTINUA...

Note: E dopo il prologo, la saga ha inizio anche se non succede praticamente nulla... e lasciate che gli eventi si dispieghino nel modo giusto. Certo, nulla, si fa per dire: muore un criminale, Perun inizia la sua ricerca, compare quello che forse sarà il vero avversario del gruppo.
Qualche appunto sparso. L'ultima volta in cui in MIT si era visto Ivan Kragoff è stato in un numero di Fantastici Quattro, dove aveva subito una pesante lobotomia dagli U-Foes. Da allora ha riacquistato la sua intelligenza grazie a Monica Rappaccini, ma questa è una storia che vedrete altrove ; i supereroi italiani che vedete nella scena con Perun sono i rappresentanti di Squadra Italia, gruppo ideato da Valerio Pastore qualche anno fa che era caduto nel dimenticatoio. Io mi ricordavo di loro perché ne avevo supervisionato le storie. Questo mi permette anche di ritornare in possesso di Sun, personaggio da me co-creato all'alba di MIT... sì, sono vecchio. Degli altri personaggi ne viene nominato solo uno, scoprirete chi sono gli altri nel prossimo numero. L'Elektro, con la K e la O, cui si accenna nel finale agiva durante la Seconda Guerra Mondiale: ho i miei dubbi che Steve Rogers lo definirebbe una grande personalità.
E con Daria Bulova versione sergente Hartman (ma con qualche parolaccia in meno) la storia si chiude. Alla prossima!